Centro Culturale Italo Romeno
Milano

Italia e Romania. Migrazioni a confronto (II)

Dic 12, 2011

Italia e Romania. Migrazioni a confronto (II)

di Focacci Federico

           La crescita della presenza italiana ha conosciuto notevoli cambiamenti in Romania

Se da una parte l’immigrazione dei romeni in Italia in questi anni ha avuto come motore principale la ricerca di un’occupazione stabile e la ricerca di un futuro migliore, dall’altra gli imprenditori italiani e le società più importanti hanno intrapreso un percorso diverso rispetto alla vecchia delocalizzazione italiana in Romania degli anni ’901. La crescita della presenza italiana ha così conosciuto notevoli cambiamenti in Romania2. La logica della produzione a basso costo rimane, ma si stanno adesso affermando anche joint ventures, partnerships o accordi di collaborazione per significative realizzazioni industriali anche in settori ad alto valore aggiunto. Questa è anche la conseguenza dell’ingresso della Romania nell’Ue e di un processo naturale dettato dalle migliori condizioni economiche della Romania, riscontrabile da un sempre maggiore “benessere” del popolo romeno. Il potere d’acquisto delle famiglie è aumentato e di conseguenza gran parte di quella produzione che prima era destinata alle esportazioni ora viene collocata anche nel mercato locale, sviluppandolo progressivamente verso settori che erano solo marginalmente presenti. La presenza italiana in Romania si è da ultimo arricchita anche di un maggiore apporto di investitori istituzionali. Nel corso degli ultimi due anni le banche italiane hanno mostrato crescenti segni di interesse per il mercato romeno, anche per accompagnare l’azione delle numerosissime aziende italiane che operano nel paese. Alcuni istituti di credito italiani hanno acquistato banche locali o aperto proprie filiali: tra di esse ricordiamo la Banca Italo-Romena, di proprietà del Gruppo Veneto Banca, la Banca di Roma, Unicredit Romania, S.Paolo/Imi Romania, Daewoo Bank34.

Inoltre, a completare il quadro della presenza economica italiana in Romania, vi è il consolidamento della partecipazione di grosse aziende italiane ai grandi progetti nei settori dell’energia, dei trasporti e delle infrastrutture. Tra questi ricordiamo Ansaldo Nucleare (Finmeccanica) ed il gruppo Astaldi/Italstrade, la Todini Costruzioni Generali nel settore delle opere civili ed infrastrutturali, la Selex Communications (Finmeccanica) nel settore dei sistemi di controllo dell’aviazione civile, la Tme Termomeccanica nel settore del risanamento ambientale, la Sia (Società Interbancaria per l’Automazione) nel settore dei servizi finanziari.

Migratie-UE

La crisi tra il 2008 e il 2009 ha però ridimensionato il volume degli affari del sistema italiana in Romania, come dell’intera economia romena, ma le previsioni indicano timidi segnali di ripresa e si deve tenere presente che lo sviluppo di investimenti stranieri è adesso facilitato dalle nuove norme e Leggi europee. Vi sono infatti diversi programmi (Phare, Ispa e Sapard) e leggi di sostegno finanziario (es: Legge 212/92, Legge 84/2001) che facilitano e concedono finanziamenti agevolati in Romania o promuovono la partecipazione a gare internazionali. Non da molto infatti, l’Unione europea ha poi stanziato la cifra di 4,083 miliardi di euro per i prossimi 5 anni per programmi di sviluppo nel paese.

 

IV fase – L’ingresso della Romania nell’Ue. Tra libera circolazione, tensioni e nuove opportunità di “business”

Con il recente ingresso nell’Ue, che abolisce qualsiasi restrizione alla libera circolazione all’interno dei paesi dell’Unione, la Romania ha moltiplicato il flusso migratorio in uscita, soprattutto verso l’Italia che si è trovata impreparata a gestire tale inaspettato flusso migratorio.

Secondo la Caritas5, all’inizio del 2007 i romeni presenti in Italia erano stimati in 556.000 unità, circa il 15,1% degli immigrati, per il 53,4% donne. All’inizio del 2008 la presenza è salita a 856.700 unità di presenze regolari (pari al 21,5% degli stranieri) che sale a 1.016.000 unità se si considerano tutte le presenze6.

Quasi un quarto dell’intera immigrazione in territorio italiano è oggi di provenienza romena. Argomento questo in cui collocare meglio le specificità positive – di cui abbiamo già parlato – ma anche quelle critiche che tale processo ha determinato di recente.

Una presenza così consistente porta con sé un bagaglio di conseguenze e effetti rilevanti. Ma ciò che preoccupa è la percezione negativa diffusa capillarmente a tutti i livelli della società italiana dall’operato dei media, che l’immigrazione sia un problema per l’ordine pubblico, una sorta di invasione non voluta a cui si è costretti. Questo stato di cose, a onor del vero, non nasce dal nulla, ma da un dato concreto sulla criminalità degli stranieri. I romeni hanno inciso con una percentuale particolarmente elevata in numerosi reati7. Va sottolineato come molti dei crimini perpetrati vadano imputati a romeni di etnia rom, una delle minoranze che è emigrata dalla Romania in modo più consistente e senza nessun controllo nel corso di questi anni8.

Gli ultimi due anni sono stati particolarmente neri per quanto riguarda la criminalità romena. Tra i fatti più rilevanti dalle cronache di questo periodo c’è l’omicidio di Giovanna Reggiani il 31/10/07, aggredita, seviziata e buttata in un fosso da Nicolae Romulus Mailat, romeno di etnia rom di 24 anni. L’omicidio ha avuto un forte impatto sull’opinione pubblica che ha dato inizio ad una escalation di isteria generale che alimenta xenofobia e razzismo nei confronti dell’intera comunità romena andando a minare anche i rapporti diplomatici. Di grande impatto mediatico, a cui hanno fatto seguito numerose ritorsioni contro i romeni, è stato anche lo stupro nei pressi del parco della Caffarella a Roma di una ragazzina di 14 anni avvenuto all’inizio di quest’anno e che ha inasprito di nuovo i rapporti tra il governo romeno e italiano9.

In conseguenza dell’ingresso nell’Ue, la Romania ha cominciato a beneficiare di alcuni programmi europei per accelerare il processo di sviluppo del paese al fine di adeguarsi a quelli che sono gli standard europei. In particolare l’Unione europea ha stanziato per la Romania complessivamente 4,083 miliardi di euro per il periodo di programmazione 2007-2013. I bandi  finanziano progetti  strategici per un valore massimo di circa 5 milioni di euro della durata massima di tre anni e prevedono la partecipazione – oltre ai beneficiari romeni – anche di partner internazionali di eccellenza. Questo ha scatenato nei paesi europei, soprattutto in Italia, un notevole interesse da parte di piccole industrie e società – soprattutto nel settore della consulenza e della formazione professionale – allo scopo di individuare possibili e nuove sinergie per progetti i cui assi prioritari sono: Istruzione e Formazione a supporto della crescita e lo sviluppo di una società basata sulla conoscenza; Collegare la Formazione Continua e il Mercato del Lavoro; Accrescere l’adattabilità dei lavoratori e delle imprese; Modernizzare i Servizi Pubblici per l’impiego; Promuovere misure attive per l’impiego; Promuovere l’inclusione sociale; Assistenza tecnica. Già da un anno, in Italia si sono messi al lavoro esperti del settore giuridico, ma anche della consulenza e della formazione professionale, per studiare a fondo questo nuovo modo di fare business.

In definitiva10, questo studio sulle reciproche migrazioni tra Romania e Italia, ci rileva come sia elevato il valore aggiunto apportato da entrambe le comunità. Grandi sono stati gli sforzi degli immigrati romeni nel migliorare la loro condizione economica e realizzare al meglio i loro progetti di vita, nonostante oggettive difficoltà a livello istituzionale, finanziario e sociale. A molti di loro gli italiani affidano le cose più preziose: i loro bambini, i loro anziani, i loro malati. Ma il trattamento riservato agli immigrati romeni nei contesti più sensibili, risulta infatti essere inferiore rispetto agli standard rilevati tra gli italiani, per cui si è ancora lontani dall’assicurare pari opportunità. Gli forzi a livello istituzionale devono perciò essere finalizzati a incentivare e sostenere nel tempo le iniziative promosse da questo popolo divenuto ormai una risorsa di cui l’Italia non può prescindere. Tuttavia i casi patologici conquistano con facilità i media, mentre i progressi a livello economico, sociale, culturale della comunità romena non fanno notizia, in parte perché poco attrattivi per i mezzi di comunicazione ed in parte perché gli stessi romeni mantengono un atteggiamento di chiusura verso l’ambiente che gli circonda. Il successo delle piccole e medie imprese dovrebbe invece divenire uno strumento di mediazione culturale facilitando i processi di integrazione e soprattutto permettendo agli italiani di rivalutare la parola “romeno” anche alla luce dei benefici di natura occupazionale, economica, finanziaria che questo popolo assicura al paese che lo ha accolto.

Mentre le aziende italiane in Romania, rappresentate in parte da Unimpresa Romania – Associazione che comprende le 26 mila imprese italiane in Romania – danno lavoro a più di 130 mila dipendenti. L’interscambio commerciale fra Italia e Romania ha superato nel 2008 gli 11.5 miliardi di euro. Il rapporto tra Italia e Romania, dunque, non solo è solido, ma rappresenta un ambito di crescita potenziale capace di creare opportunità ancora per molto tempo. Tutti i soggetti a diverso titolo coinvolti (a partire dai media, dalle imprese, dai sindacati, dalle associazioni e dagli enti con scopi sociali e culturali, fino ai partiti e alle istituzioni) devono lavorare insieme, quotidianamente, per sostenere sempre più il legame tra i due Paesi.

 

Consulente esperto per la Romania

federicofocacci@inwind.it

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